In questi giorni sono apparsi sulla stampa nazionale diversi articoli dei sindacati medici (Anaao Assomed) e della Fnomceo, che esprimono preoccupazione sul fatto che nei prossimi anni avremo un surplus di medici, perché i neo laureati supereranno di gran lunga quelli cessati. Come emerge dalle dichiarazioni a mezzo stampa, già adesso in Italia non mancano i medici, quelli attivi ogni 1000 abitanti sono 5.72, numeri che ci collocano ai primi posti in Europa come rapporto medici-abitanti, mancano invece alcune specializzazioni mediche.
È esattamente il contrario di quanto accade per la professione infermieristica, dove a livello nazionale il rapporto è di 6,5 infermieri ogni 1000 abitanti. Tra 10 anni circa rischiamo di ritrovarci con un surplus di medici che non sarà semplice da gestire, mentre dall’altra parte, senza soluzioni concrete e immediate all’orizzonte, la voragine di infermieri e professionisti dell’assistenza rischia di diventare un buco nero senza fondo.
Ci teniamo a precisare che la nostra non costituisce affatto una esagerazione, né tanto meno una presa di posizione contro la categoria dei medici, con i quali il 5 dicembre abbiamo manifestato fianco a fianco nello sciopero nazionale, condividendo intenti, motivazioni e disagi.
Dobbiamo però partire da un dato incontrovertibile: il fabbisogno di personale aumenterà a causa l’invecchiamento della popolazione per l’aumento degli ultrasessantacinquenni a livello Nazionale con conseguente maggior complessità di cura.
Viste le difficoltà a garantire un ricambio generazionale, si rischia di non trovare personale qualificato che lavorerà in sanità, con conseguente caduta verticale della qualità delle cure e contrazione dell’offerta dei servizi.
Le nuove domande di iscrizione al corso di Laurea in Infermieristica a livello nazionale, sono state il 10% in meno rispetto ai posti in Università, inoltre durante il percorso formativo abbiamo un dato di abbandono pari al 25%; i nostri giovani neolaureati poi guardano con sempre maggior interesse ad altre realtà lavorative straniere.
Ora siamo ad un bivio: se non si imbocca la strada giusta per un vero e reale percorso di attrattività si rischia di arrivare ad un punto di non ritorno nella sanità!
Oggi è l’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, non è solo una ricorrenza da celebrare con mimose e auguri formali, ma deve essere un momento di riflessione e impegno per continuare a lottare per l’uguaglianza di genere e per il rispetto dei diritti di tutte le donne.
Nursing Up Veneto è in prima linea nel sostenere questa battaglia. Le donne rappresentano la maggioranza del personale sanitario e assistenziale e, quotidianamente, si confrontano con discriminazioni, disparità salariali, carichi di lavoro eccessivi mancata conciliazione vita-lavoro e violenza di genere, cambiare di deve, cambiare si può!
Nursing Up Veneto