Busta paga nella P.A.: in media aumento di 107 euro
L’Italia riparte dalle donne e dagli uomini della pubblica amministrazione: medici, infermieri, insegnanti, magistrati, forze dell’ordine, dipendenti delle amministrazioni centrali e di quelle periferiche.
A sancirlo è oggi la firma del Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e della coesione sociale. Un passo fondamentale per affrontare le urgenti sfide sanitarie, economiche e sociali che ci attendono nei prossimi mesi.
La pandemia ci ha mostrato lo straordinario valore dei servizi pubblici e messo in evidenza l’importanza dello Stato per tutelare i diritti costituzionali dei cittadini, facendo emergere drammaticamente anche i limiti, a causa di decenni di tagli.
Oggi sanciamo un netto cambio di passo, attraverso una nuova stagione di relazioni sindacali che punta al confronto e alla contrattazione sindacale per dare il giusto riconoscimento a chi con merito, responsabilità e senso del dovere lavora quotidianamente al servizio dei cittadini in tutte le articolazioni della Pubblica Amministrazione.
Oltre alla rapida conclusione del ritardo accumulato per il rinnovo contrattuale del triennio 2019-2021, in contemporanea si punta alla revisione dell’ordinamento professionale e alla definizione di un piano delle competenze su cui programmare i fabbisogni e le assunzioni del personale.
Tra le novità più importanti si conviene che i rinnovi contrattuali, relativi al triennio 2019-2021, salvaguarderanno l’elemento perequativo della retribuzione già previsto dai Contratti collettivi nazionali di lavoro relativi al triennio 2016-2018, il quale confluirà nella retribuzione fondamentale cessando di essere corrisposto quale elemento distinto della retribuzione.
Al fine di sviluppare la contrattazione collettiva integrativa il Governo, previo confronto, individuerà le misure legislative utili al superamento dei limiti di cui all’art. 23, comma 2, del d.Lgs. 75/2017, che sostanzialmente elimina il tetto retributivo fissato al livello del 2016.
Risorse aggiuntive verranno messe a bilancio per la revisione dei sistemi di classificazione del personale con la prosecuzione dei lavori delle commissioni paritetiche costituite in sede Aran. Altrettanto centrale è la formazione e la riqualificazione professionale, intesa non più come costo per lo Stato, ma come investimento per affrontare le mutate esigenze delle pubbliche amministrazioni.
Attenzione al welfare contrattuale, attraverso il sostegno alla genitorialità, forme di previdenza complementare e sistemi di premialità proporzionalmente legati al miglioramento dei servizi, estendendo anche ai comparti del pubblico impiego le agevolazioni fiscali previste per i settori privati.
Un accordo che intende favorire processi di dialogo tra le parti attraverso strumenti innovativi di partecipazione ai processi decisionali per disegnare insieme la Pubblica Amministrazione di domani, motore per il rilancio del nostro Paese.
Con il Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale, firmato a marzo 2021, il ministro della PA, Renato Brunetta, ha dato il via alla più grande riforma che interessa milioni di lavoratori pubblici. Il primo passo è stato stanziare 3,8 miliardi di euro per rinnovare i contratti pubblici. Questo fondo consentirà, in media, di aumentare la busta paga dei dipendenti della PA di 107 euro al mese. La misura interessa oltre 3 milioni di lavoratori in questo settore.
Gli aumenti possono essere attesi per il mese di giugno, non appena il Governo emanerà all’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran) gli atti di indirizzo di propria competenza per il riavvio della stagione contrattuale. Per verificare l’importo del cedolino di giugno, i dipendenti dalla PA possono collegarsi all’area personale del portale NoiPA.
L’incremento in busta paga è mediamente 107 euro. Ma l’aumento effettivo varia nelle singole amministrazioni pubbliche. Nei ministeri l’aumento lordo mensile a regime dovrebbe essere di 94,58 euro. Nelle Agenzie fiscali si dovrebbe segnare un incremento di 116,76 euro. Le amministrazioni locali come i Comuni dovrebbero vedersi riconoscere un +91 euro circa. L’aumento maggiore invece dovrebbe riguardare gli enti pubblici non economici (come l’Inps e l’Inail) con un aumento di 126 euro.